Crioterapia
La crioterapia - nella maggior parte di casi più propriamente criochirurgia - viene utilizzata da anni come metodica alternativa al diatermocoagulatore per la distruzione di lesioni neoplastiche cutanee.
Si può praticare in vari modi, anche con attrezzature molto semplici, come per esempio tubi in legno in cui viene pressata la neve carbonica, frutto di fuoriuscita di anidride carbonica da bombole sotto pressione; esistono però metodiche più complesse e costose, ma di maggior resa, che prevedono sia il protossido d'azoto che l'azoto liquido. Questi ultimi due gas arrivano a temperature molto basse, rispettivamente 89 e 196 gradi sotto lo zero. Queste temperature causano importanti modificazioni sulla pelle, paragonabili a quelle di un'ustione da caldo, ovviamente controllata. La prima metodica, più utilizzata, è quella che prevede l'utilizzo dell'azoto liquido. Questo gas, allo stato liquido, viene inserito in una apparecchiatura particolare (Cry-Ac), dentro la quale raggiunge, per sue caratteristiche, una pressione gassosa abbastanza elevata. Il gas viene poi spruzzato direttamente sulla pelle oppure convogliato in terminali chiusi che congelandosi vengono posti a contatto con la cute. La seconda, Cryoalfa, che utilizza invece protossido d'azoto, è una metodica di minor potenza ma maggior precisione chirurgica: di fatto unisce i vantaggi della crioterapia (esito estetico, assenza di sanguinamento) alla precisione di un laser (si possono trattare anche lesioni di 1 mm. senza interessare la cute intorno). Altro vantaggio del Cryoalfa rispetto al Cry-Acè la sua estrema portabilità.
Sia il Cry Ac che il Cryoalfa sono apparecchiature di semplice uso, la prima più potente, la seconda più precisa; consentono il trattamento di numerose lesioni, dalle verruche piane, a quelle plantari, dalle cheratosi attiniche agli epiteliomi, che possono venire distrutti senza esiti cicatriziali importanti e con buona attendibilità clinica.
Nell'uso più comune il refrigerante viene spruzzato direttamente sulla lesione, fino ad ottenerne il congelamento.
In questo modello, ottenuto su gel di silicone (con resistenza ed elasticità sovrapponibili a quelle della pelle) si possono chiaramente vedere le modificazioni che si ottengono in profondità e il raffronto con lo schema della pelle.
Si forma quindi una bolla all'interno della pelle, e questa bolla deve essere tanto profonda da comprendere nella parte superiore, che poi si distaccherà col tempo, la porzione di cute affetta dalla malattia da trattare, sia essa una verruca o un epitelioma. A seconda della profondità raggiunta, a sua volta funzione del tempo di applicazione, questa bolla arriverà a maturazione in un periodo compreso tra 7 (cheratosi attinica del cuoio capelluto) e 28 giorni (verruca plantare). Durante questo periodo il paziente non potrà esporre al contatto con l'acqua la parte trattata, pena la riduzione della tensione del tetto della bolla con conseguente minor efficacia dell'applicazione.
Passato questo periodo di tempo, prevedibile all'atto dell'esecuzione, avviene, a volte spontaneamente, il distacco del tetto della bolla, che comprende la lesione asportata, e la pelle sottostante si presenta spesso completamente ricostituita.
Il trattamento è doloroso in alcune zone del corpo, molto meno in altre. Il dolore aumenta quando i tempi necessari a raggiungere profondità adeguate al trattamento sono più lunghi: il trattamento superficiale delle cheratosi attiniche (5-10 secondi) non è doloroso, mentre il trattamento delle verruche plantari, spesso profonde diversi millimetri, (3-4 minuti) risulta efficace ma abbastanza doloroso. In alcuni casi è possibile comunque eseguire anestesia locale preventiva.
La crioterapia si può utilizzare anche in malattie della pelle diverse dai tumori o le verruche; nell'acne o nella psoriasi, per esempio, il raffreddamento marcato della cute (non si parla di vero congelamento in questi casi) determina un rimodellamento degli strati superficiali della pelle, utile nel decorso della malattia. Queste metodiche devono però considerarsi esclusivamente dei complementi terapeutici, non costituendo di per se terapia completa di dette malattie.
D. : Quando conviene usare la crioterapia e quando la diatermocoagulazione o il Laser nel trattamento delle verruche ?
R.: La crioterapia è un trattamento di prima scelta nelle verruche piane del volto e, insieme al Laser a co2, in quelle plantari, nel primo caso perché l'esito estetico cicatriziale è estremamente importante, nel secondo perché l'eventuale cicatrice prodotta dal diatermocoagulatore si può nel tempo trasformare in callo, di per se molto doloroso. Per le altre lesioni verrucose (verruche volgari delle mani o altre ipercheratosiche) diventa invece un sistema di seconda scelta, per esempio per allergie agli anestetici, solitamente non necessari durante la crioterapia, oppure per il trattamento dei bambini ai quali si può risparmiare la puntura.
D. : E' attendibile il trattamento degli epiteliomi mediante crioterapia ?
R.: La possibilità di recidiva è senza dubbio più elevata che nella chirurgia tradizionale, ma gli esiti estetici non sono nemmeno paragonabili. Certamente i risultati migliori si ottengono solo negli epiteliomi di tipo piano-cicatriziale, ovverosia quelli più superficiali, e comunque previa conferma istologica dall'esame di un piccolo frustolo di cute malata. Gli epiteliomi nodulari in linea di massima non vengono mai trattati con la crioterapia o con altre metodiche distruttive.
D. : Quante sedute sono necessarie ?
R.: Dipende dalle lesioni da trattare. Le cheratosi attiniche spesso vanno trattate più volte (anche 4 o 5) a cadenza settimanale, mentre le verruche plantari, pur essendo più profonde, richiedono solitamente un solo trattamento, a volte due